SABATO 09 DICEMBRE | ore 21.00

TEATRo NUOVO

Piazza della Stazione, 16,PISA

MISHKALE’

Shtetl!

 

Shtetl significa semplicemente villaggio, eppure nel momento stesso in cui questa parola viene pronunciata, scatena in ognuno di noi il ricordo di quella realtà secolare che in pochi anni fuspazzata via dalla ferocia del nazismo. Lo shtetl ha i colori di Marc Chagall e il bianco e nero di Kacyzne o Vishniac, che congelarono nei fotogrammi, centinaia di scatti di vita ebraica nell’est Europa, in particolare in Polonia; lo shtetl ha i suoni dei racconti di Isaac Singer e di Shalom Aleichem o della musica klezmer, dall’ebraico kley e zemer, gli strumenti del canto. Nel klezmer, su una base di tradizione ebraica a volte con richiami al canto sinagogale, si innestano sonorità e modi che appartengono a musiche tradizionali di paesi diversi: musica est europea, russa, greca, turca, gitana, i suoni duri del tedesco e il carattere ribelle della musica zingara. I musicisti, i klezmoyrim, erano per lo più musicanti di strada, spesso viaggiavano da un paese all’altro con i loro strumenti a fiato, i violini, i tamburini. Non suonavano musica da concerto, ma la musica della vita, quella per la nascita di un bambino, per la festa del bar mitzvah, per il matrimonio. Con le leggi razziali, la guerra e le deportazioni la vita ebraica degli shtetl viene cancellata un pezzetto dopo l’altro: i negozietti, le bancarelle, l’andirivieni della gente, i carretti e i cavalli, il suono dello yiddish e dell’ebraico…

Ma quando cominciano le emigrazioni dall’est Europa verso l’America, gli ebrei salpano a migliaia a bordo delle grandi navi e al momento di partire mettono in valigia qualche indumento, il cuscino di piume d’oca, il libro di preghiere in ebraico, i racconti in yiddish e le melodie che hanno accompagnato la loro vita. Quando il klezmer tocca il suolo nella nuova terra, incontra un altro genere musicale, il Jazz, e ancora una volta quella musica ibrida e in perenne viaggio, assume nuove forme e comincia a raccontare una nuova storia.

Shtetl, con i Mishkalé, racconta di radici e strappi, di viaggi ed esili, in un alternarsi di racconti, musica e canto, in un universo di emozioni.

 

SERGIO APPENDINO, clarinetto

ANDREA VERZA, tromba e flicorno

ENRICO ALLAVENA, trombone

MASSIMO FARINO, fisarmonica

GIOELE BARBERO, bassotuba

LUCIANO MOLINARI, batteria

MARIA TERESA MILANO, voce

 

I Mishkalé nascono nel 2001 e sono stati tra i primi in Italia a dedicarsi alla musica klezmer. Emozionano con le struggenti canzoni in yiddish e coinvolgono gli spettatori con i ritmi delle danze e i racconti affascinanti dello shtetl, il villaggio ebraico, aprendo una porta sulle ricche tradizioni di quei popoli dell’Est Europa, protagonisti di magnifiche contaminazioni reciproche. Negli ultimi anni i Mishkalé si sono dedicati in particolare alla memoria della Seconda guerra mondiale e della Shoah, per raccontare in musica la Storia e le storie, la lacerazione, ma anche la speranza.

Il gruppo ha tenuto centinaia di concerti in Italia e all’estero e ha partecipato a diversi festival, tra cui Vincoli Sonori, Festival Oyoyoy, Plan Folk Festival, Pentabrass, European Training Foundation, Festival Erev Layla, Giornata Europea della Cultura ebraica in più città e Jewish Jazz Festival di Bologna

Hanno prodotto tre cd: Mishkalé klezmer & Gipsy Music (2005), Tanz Tanz (2010), Shtetl! Yidele’s Recollections (2015)